Il Governo italiano delle Multinazionali contro la sovranità popolare. La democrazia è in pericolo?

LA MILITARIZZAZIONE DI MELENDUGNO ARRIVA SUL TAVOLO DEL VIMINALE. GIOVANNI DE LUCA: “LIMITATE LIBERTA’ INDIVIDUALI E COLLETTIVE. IL PARTITO DELLE MULTINAZIONALI MOSTRA IL SUO  VOLTO PREPOTENTE”.

Melendugno si è risvegliata circondata e militarizzata da un presidio di forze dell’ordine imponente, un dispiegamento  che il Salento non ha visto neanche negli anni più duri ed attivi dei clan tradizionali della Sacra Corona Unita verso la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta. Veramente una brutta impressione perché questo tipo di militarizzazione porta alla mente il “day after” di avvenimenti tragici. Lo speronamento ed assassionio dei militari della finanza ad opera di criminali in occasione di un’operazione anti contrabbando sulla provinciale Brindisi-Lecce, o il massacro della grottella a Copertino.

Altri avvenimenti drammatici a caratura provinciale per i quali bisogna sforzarsi per ricordare.

Oppure bisogna accendere la televisione e guardare fuori provincia. Zone sottoposte a presidi antimafia, o Regioni militarizzate ai tempi dei sequestri di persona, agli attacchi di “cosa nostra” contro lo Stato.

Fiction d’azione poliziesca. Veramente una brutta sensazione. Un vero shock.

Uno spavento di non poco conto per chi, alle luci dell’alba, contadini, lavoratori pendolari, anche i bambini negli scuolabus, hanno voltato una traversa qualsiasi per trovarsi puntati addosso mitra e l’alt delle forze dell’ordine, alle quali, lo precisiamo, non muoviamo nessuna critica e nessun attacco in quanto,  operatori della pubblica sicurezza ai quali è stato impartito un comando.

È il comando di per sé, l’oggetto delle nostre riflessioni.

È accettabile un tale dispiegamento di forze, un coinvolgimento di così importanti energie, di costi pubblici che gravano sulla collettività e, precisiamolo, sempre meno soddisfacenti e mai sufficienti quando si tratta di potenziare i controlli su un territorio così bisognoso di presenza per reprimere reati più o meno gravi, legati alla micro criminalità ed alla criminalità organizzata.

È giusto tutto questo sforzo con il fine di permettere ad una società privata, di eseguire dei lavori relativi ad un gasdotto, opera ritenuta “strategica” nelle politiche transnazionali e geo politiche? Per avere cosa?

Riserve di gas che non serviranno all’approvvigionamento energetico individuale.  Non serviranno per abbattere i costi dei servizi energetici, non avranno nessun impatto sulla salute pubblica e nemmeno sulla sicurezza collettiva.

Tap è un opera strategica e si deve fare “costi quel che costi”, hanno affermato i governi che si sono susseguiti fino ad ora.

Ma chi lo ha deciso? E perché?

Lo hanno deciso i vertici internazionali dei grandi della terra, coloro ai quali, la democrazia della rappresentanza ha conferito delega per fare gli interessi dei propri governati.

Capita però,  in un lembo periferico del mondo, nel Salento, ma è successo anche nella riserva indiana presso il Sisseton-Wahpeton Oyate sul lago Traverse, in South Dakota, negli Stati Uniti d’America, che i popoli si ribellino e lo facciano per due motivi essenziali.

Il primo.

Perché questo tipo di opere sono contro la natura. Mirano a consumare gli equilibri naturali del pianeta producendo inquinamento. Lo affermano gli indiani sioux. «Hanno svegliato un gigante decidendo di far passare questo gasdotto attraverso la nostra terra, la nostra terra sacra – ha dichiarato la Eastman capo Sioux – Facciamo tutto in pace, preghiamo, ma non permetteremo che distruggano tutto, che contaminino le nostre acque».

Il secondo.

Per un diritto democratico al dissenso. Una intera popolazione, con in testa tutti i Sindaci eletti direttamente dal popolo (mentre i Governi molto spesso sono tecnici, nominati e rispondono a logiche che “vengono dall’alto”), non sono espressione diretta della volontà popolare e si trincerano dietro la “ragion di Stato”.

Sono i territori, i protagonisti della vita quotadiana dei popoli, ed il sito di Melendugno, fra le altre considerazioni che abbiamo già avuto modo di fare in un precedente articolo, è proprio il più inadeguato.

È inadeguato perché inserito in un contesto naturale e paesagistico fra i piu belli al mondo. È inadeguato perché era inevitabile che si sarebbero limitate le libertà individuali di un paese che oggi è in tutta evidenza: “militarizzato”.

È inadeguato perché questi gasdotti molto spesso, troppo spesso, esplodono arrecando enormi danni intorno a paesaggi vuoti, mentre da Melendugno a Mesagne (dove avverrà il collegamento), è pieno di vita, di abitazioni, di campagne che sono tradizionali luoghi di lavoro.

La gente è legittimamente preoccupata. Chi ha voluto il gasdotto a Melendugno non c’è più, è defunto, non può spiegare quali passaggi e quali motivazioni abbiano portato a definire Melendugno approdo di una opera così invasiva.

 

Il giovane Sindaco di Melendugno, Marco Poti e’ un Sindaco di “frontiera”, ha una fascia conferitagli dai cittadini per rappresentarli al meglio e la totalità del paese (è non solo) è contraria all’opera. Ma è anche il responsabile dell’ordine pubblico.

Un Sindaco delegittimato, poiché spesso non informato dei provvedimenti che stanno per essere emanati sulla Città amministrata. Un Sindaco bacchettato dal Prefetto, isolato dalle autorità di pubblica sicurezza, con funzioni “commissariate”. Un Sindaco al quale sicuramente non verrà mai più in mente di recarsi sui luoghi “caldi”, anche se ormai tutta Melendugno è “luogo caldo” a bordo di un’auto della Polizia Locale, bloccata frontalmente da un’altra auto della Polizia di Stato.

Un  Sindaco che dovrebbe impartire azioni di ordine pubblico relative alla funzioni conferitegli dalle leggi, a sua volta, intimato di indietreggiare dal megafono di un ispettore di Polizia, al quale a sua volta sono state impartite azioni di ordine pubblico esattamente oppste.

Lo Stato contro Lo Stato.

La democrazia contro la democrazia. Se per democrazia intendiamo ancora etimologica démos, “popolo” e krátos, “potere”, governo del popolo, l’insieme dei cittadini che determinano una decisione, autodeterminando la propria volontà e che qualcuno, poi, dovrebbe solo “rappresentare”.

Capita invece, nel 2017 che quel “rappresentante”: il deputato, il sottosegretario, il Ministro di turno, magari nemmeno eletto da quel territorio, attacchi frontalmete il Sindaco,  malgiudichi i propri amministrati.

Tutto questo non è democrazia, è un processo opposto, un brutto mostro che ha gettato la maschera e che per ora mostra i suoi muscoli, gli uomini al suo servizio, i potenti mezzi e che potrebbe persino imporsi con l’uso arbitrario dell’ordine costituito, con la forza!

Privando della libertà quel soggetto avulso alle sue logiche e che drammaticamente porta il nome di “popolo”.

Allora converrà dare un nome a tutto questo.

Non facciamo in modo che si chiami “dittatura”,  quella forma autoritara di governo in cui il potere non è piu del popolo, magari legittimato dall’emanazione di precise leggi decreti da capi di governo nominati, governi tecnici, sottoposti ad interessi sovranazionali, appunto, transnazionali, che rispondono a potentati economici più forti di uno Stato, uno Stato debole ed indebitato, uno Stato che non dispone di una propria moneta, di una propria autonomia legislativa, di un proprio destino.

 

 

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